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A merenda con Maria Antonietta

10 Mar 2022 #gourmet
Una degustazione di iconica pasticceria francese

Deliziare il palato di voi gou gou lettori è una nostra passione, guarnire di aneddoti gourmode le vostre giornate una specialità.

Cremose e gustose fantasie ci accompagneranno in questo viaggio dal sapore squisito, tra assaggi e morsi della pasticceria francese, immaginando di sedere su morbide poltrone celesti nella sala degli specchi, dinanzi ad un irresistibile pasticcino in compagnia dell’amica Maria Antonietta.

Iniziamo dicendovi di fantasticare tra fronzoli in crema di burro, fiocchi retrò e colori pastello cosa vi torna alla mente?

In nostro aiuto, con in mano una sac à poche accorre il ricettario del pasticcere inglese Joseph Lambeth, ideatore della torta più in voga del momento, da cui tutti, comprese noi, vorremmo assaggiarne un ciuffo di delizia immergendo piacevolmente le dita nella morbida bento cake conosciuta come retrò cake per forma e colori che richiama i dolci dell’epoca della nostra cara antenata Marie Antoinette!

Curiosi di assaporare fino in fondo la ricetta di queste torte instagrammabili più desiderate del web, ci siamo rivolte alle super ladies di Mami Louise Milano, imbattibili per creatività e personalizzazione di capolavori dolciari inimitabili.

Per chi volesse saperlo, il trend delle torte retrò nasce nel 2018, in occasione del matrimonio di Hannah Weiland, la fondatrice del brand britannico Shrimps, che decide di farsi realizzare una Wedding Cake ispirata a quella di Elvis e Priscilla Presley. Come darle tort(a)o?

Prendete appunti se voleste cimentarvi nella creazione di una dolce opera d’arte:

  1. base in pan di spagna;
  2. farcitura a scelta tra crema chantilly con frutta, diplomatica al cioccolato, mascarpone con gelé ai lamponi;
  3. crema di burro e ghiaccia reale in abbondanza per la copertura;
  4. decorazioni che necessitano di un lavoro manuale di grande precisione a vostro piacimento.

Fidandoci del loro buongusto, sperando di aver presto un’occasione per condividerla con tutti voi a merenda, il team di Mami Louise Milano ha pensato ad una bento cake da dedicarci. Piccolo ed unico segreto che terremo custodito come l’ultimo dolcetto della guantiera in vista di un evento speciale di cui vi parleremo prossimamente!

…. Intanto, a proposito di squisitezze e corti reali continua l’itinerario gourmet à la mode tra i dolci francesi da noi preferiti! Psss: svelarvi tutto e subito ci entusiasma, prima della prosecuzione della lettura però, vi anticipiamo che sul podio culinario gli Italiani sono stati sempre dei buongustai, sapete perché?

Tra macarons, religieuse, éclair, bignè e torte Saint Honoré abbiamo tanto da assaporare e potremmo gustarne all’infinito, ma questi dolci lingotti d’oro nascondono un passato sconosciuto dal cuore made in Italy, risalente ad un ricco periodo storico per il bel Paese.

Probabile che alcuni di voi già ne fossero a conoscenza, il simpatico e tondeggiante macaron, nasce proprio in Italia. Fonti antiche lo fanno risalire alla Venezia del XVI secolo e sarebbe quindi giunto in Francia grazie a Caterina de’ Medici, sposata al Duca di Orleans Enrico II di Francia nel 1533; fu lei a commissionarlo ad un pasticcere italiano per un importante evento e quindi a diffonderlo. Il suo nome deriva probabilmente dall’italiano dialettale “maccarone” (maccherone), riconoscibile pasticcino composto da due meringhe soffici e colorate che racchiudono un ripieno cremoso, di gusti e colori diversi. In principio era solo un biscotto di amaretto, la ricetta variò nel corso degli anni, da un fornaio all’altro; nell’Ottocento lo si serviva a due a due con l’aggiunta di marmellate, liquori e spezie. È diventato così come oggi lo conosciamo nel 1930 grazie a Pierre Desfontaines della pasticceria parigina Ladurée, fu sua la brillante idea di prendere due gusci di macaron e unirli con una deliziosa crema ganache come riempimento; da allora, la ricetta non è più cambiata.

Di impasti e miscugli ne siamo re e regine, ecco che vi offriamo un altro dolce assaggio durante il nostro tè pomeridiano, nella dimora in cui siamo ospiti, la regia di Versailles.

Spesso ci siamo chiesti dell’origine dei nomi dei pasticcini, la nostra curiosità è stata rapita da la religieuse, creata nel 1855 a Parigi da un gelataio napoletano nella sua pasticceria di boulevard Montmartre, chez Frascati. Al tempo, però, aveva una forma diversa da quella che conosciamo oggi. Era un semplice quadrato di pâte à choux ripieno di crema pasticcera e decorato con panna montata. Successivamente, è divenuta più rotondetta, assomigliando a un grosso chou glassato ripieno di crema pasticcera o Chiboust. Qualcuno in vena di scherzi ha poi aggiunto uno chou più piccolo a mo’ di testolina e delle volute di crema al burro tra i due choux, per imitare un colletto. Si pensa che il nome di questi pasticcini si debba al colore della glassa, che assomigliava a quello dell’abito delle suore.

E a proposito di pâte à choux o pasta a caldo, questo particolare ingrediente è utilizzato per la preparazione di un altro dolce che siamo sicuri amate tanto quanto noi: il bignè.

L’etimologia del nome potrebbe trarci in inganno, ma la ricetta della pasta choux sembra sia nata durante il Rinascimento alla corte di Firenze, per essere poi esportata in Francia a metà Cinquecento dai cuochi al seguito di Caterina de’ Medici, a quanto pare amante della pasticceria. La paternità della preparazione viene attribuita al capo pasticcere mediceo Penterelli, perfezionata dal suo successore Popelini. Solo verso l’inizio del XIX secolo, fu perfezionata con la farciture di crema pasticcera o crema chantilly da Jean Avice e Marie-Antoine Carême divenendo un favoloso bignè. In francese il termine “choux” significa “cavoletto”, la forma dei bignè assomiglia infatti a quella dei cavoletti di Bruxelles.

Da veri gou gou inspectors e fedeli sostenitori del dolce buongusto, ci siamo incuriositi al fine di saper ogni declinazione nell’utilizzo di questa particolare pâte à choux, e cucchiaino alla mano, la famosa pasta è la mamma di un’altra torta a noi cara: la Saint Honoré. L’inventore di questo famoso dolce fu un pasticciere di nome Fauvel Chiboust, che aveva la sua attività in Rue du Faubourg Saint-Honoré a Parigi e che, nel 1846, decise di creare questa preparazione per onorare il santo, Sant Honoré, vescovo di Amiens nel VI secolo, patrono dei fornai e pasticceri. Il ripieno che rende questa torta così speciale è la crema Chiboust, base di crema pasticcera e meringa alla quale sarebbe stata aggiunta anche un po’ di gelatina per una maggiore stabilità, garantendone il successo.

L’ultimo bignè del vassoietto della nostra merenda di oggi è l’éclair o bignè alla francese. Anch’esso fu opera del pasticcere italiano Popelini, maestro a corte di Caterina de’ Medici che, da allora, è passato alla storia con il nome pronunciato alla francese, Popelinì. Fu solo nel diciottesimo secolo, però, che un altro pasticcere, Antonin Carême, pensò bene di affinare la ricetta, e di usare la pâte à choux per creare il moderno éclair. Carême usò la pasta a caldo per fare dei pasticcini di forma allungata, li farcì con della crema pasticcera e lì ricoprì con della glassa: d’un tratto, era nato l’éclair.

Tra zucchero, glasse, panne e creme abbiamo allietato di dolcezza i vostri pensieri, non penserete di certo che questo tripudio di bontà resti tra le righe della nostra Gourmode Gazette!

Siamo pronti a raccogliere per voi gli indirizzi delle migliori pasticcerie e boulangeries francesi d’eccezione presenti nelle nostre città preferite per concedervi il lusso di assaggiare delle prelibatezze gourmode, sognando, tra un boccone ed un altro, una merenda alla Regia di Versailles assieme a Maria Antonietta!

Prestissimo un nuovo appuntamento goloso vi farà venire l’acquolina in bocca!

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